Sono passati due anni in più dal terremoto, quella linea rossa che con il sangue e le lacrime e il dolore e l'ansia e la paura ha diviso la storia di questa città, come un prima e un dopo Cristo. Sono passati due anni e qualche mese in più e la pioggia continua a battere con un tintinnìo solitario e cupo sui rottami di ferro delle grondaie sconnesse, che riempiono le strade e le piazze. Sembrano un monumento a perenne memoria di un orrore che continua a terrorizzare e che lascia solo un vuoto e una sensazione di nulla. Sono passati due anni ed io non riesco ancora ad abituarmi a questo silenzio spento...
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giovedì 23 febbraio 2012
martedì 6 dicembre 2011
Artificial Kid: "La Verità"...su L'Aquila (Video)
Sono bastati 27 secondi per trasformare una città, piccolo capoluogo di Regione, in qualcos'altro, in una zona fuori dal tempo e dallo spazio, sospesa tra realtà e immaginazione. Entrare a L'Aquila, visitare le sue non-strade, i suoi non-palazzi, le sue non-piazze e quello che resta di chiese ferite dall'orrore infernale, è come entrare e visitare un luogo a cui non si può dare nome. Tutto ricorda le ambientazioni di film di fantascienza, in cui si racconta la storia di luoghi in un'epoca post-atomica, oppure di alcuni romanzi, come quelli di Philip Dick o George Orwell.
Né mi allontanerei troppo dalla realtà (se ormai si può chiamare realtà l'irrealtà a cui ci siamo abituati), se paragonassi L'Aquila all'orwelliano 1984: l'atmosfera che si respira è la stessa. Ogni cosa è controllata: telecamere e camionette dell'esercito sorvegliano ogni luogo. Il centro storico è chiuso, tranne una piccola parte, ed inaccessibile: per entrare, anche per chi l'ha abitato una vita, occorrono permessi speciali. Qualcuno cerca di entrare di nascosto. La maggior parte è troppo timorosa per farlo o ha fiducia in ciò che è stato detto.
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