Si rivoluziona così, da un momento all'altro, tutta la biografia di Vincent Van Gogh, il famoso pittore olandese che, in dieci anni di grande produzione artistica, introdusse lo stile espressionistico, che cambiò il modo di fare arte.
Se eravamo abituati a pensare che Van Gogh si fosse sparato un colpo di rivoltella in un campo di Auvers-sur-Oise e poi fosse tornato a casa agonizzante per morire sul suo letto, senza che il medico fosse in grado di estrargli la pallottola, ora dobbiamo ricrederci.
Il 17 Ottobre, infatti, è uscito nel Regno Unito il libro Van Gogh: La Vita, edito dalla Random House e scritto da due importanti storici dell'arte americana, Steven Naifeh e Gregory White Smith, vincitori del Premio Pulitzer per la loro biografia su Jackson Pollock (Jackson Pollock: an American Saga). Dopo 10 anni di ricerche, i due scrittori sono giunti alla conclusione che Van Gogh, in realtà, fu ucciso da un ragazzo di 16 anni per sbaglio. Il nome del ragazzo è René Sécrétan.
L'accaduto. Secondo Naifeh e Smith, il ragazzo, che aveva uno strano rapporto con Van Gogh ("era solito molestarlo" ma "comprava per lui da bere", dicono i due scrittori), giocava spesso con suo fratello imitando i cowboys e aveva un rivoltella malfunzionante, con cui sparava spesso agli animali. Quel giorno, il 27 Luglio 1890, il ragazzo, durante le sue scorribande per la campagna, avrebbe premuto il grilletto e la pallottola avrebbe per sbaglio colpito Van Gogh, che passeggiava nei campi.
Gli indizi. I due biografi riportano nel loro libro alcuni indizi che sarebbero prove schiaccianti a favore della loro tesi. Innanzitutto, l'angolazione con cui il proiettile entrò nel corpo di Van Gogh è obliqua e non dritta, come ci si aspetterebbe se l'artista si fosse sparato da solo.
In secondo luogo, la pistola non fu mai ritrovata.
Van Gogh, dunque, avrebbe coperto il ragazzo, perché non voleva che né lui, né suo fratello, fossero puniti. Inoltre, Van Gogh voleva in quel periodo la morte, la cercava disperatamente, perché era l'unica via d'uscita da un condizione di tristezza e male psicologico assoluti.
L'intervista segreta. Naifeh e Smith riportano, inoltre, la testimonianza di uno storico dell'arte che visitò Auvers negli anni Trenta e che raccolse le voci degli anziani che nacquero prima del 1890; secondo queste voci, Van Gogh fu ucciso da due ragazzi.
Ma i due biografi vanno oltre: riportano l'intervista quasi segreta che nel 1956 rilasciò un ricco uomo d'affari, di nome René Sécrétan. Questi raccontò di come, quell'estate del 1890, lui e suo fratello conobbero Van Gogh e lo tormentarono senza tregua e che, nelle loro imitazioni di cowboys, giravano con una pistola presa in prestito dal proprietario della locanda in cui alloggiava il pittore. Fu proprio l'artista a rubare loro la rivoltella poco prima della morte.
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