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martedì 11 ottobre 2011

Il testamento di Steve Jobs: Il discorso all'Università di Stanford - Video

C'è un discorso che ascoltai per la prima volta soltanto due anni fa, su suggerimento di un ragazzo che non rividi mai più e di cui ho completamente perso le tracce. E' un discorso che riempie il cuore e l'animo di una tranquillità e di un ottimismo che possono essere raggiunti soltanto con la fede. Ma non mi riferisco alla fede religiosa, alla fede politica o qualunque altra fede specifica, semplicemente...fiducia. E' la fiducia che ognuno di noi ha nel positivo andamento degli eventi futuri e nell'amore che prova per quello che fa: è semplicemente questo ciò che può salvarci dall'abisso di follia, in cui lo smarrimento difronte l'ignoto può gettarci.


Il discorso di cui parlo è quello tenuto da Steve Jobs il 12 Giugno 2005 all'Università di Stanford. Credo che possa essere considerato il suo testamento, il suo insegnamento di vita prima di morire: il suo capolavoro per il quale verrà ricordato. 
Come è successo per tanti uomini prima di lui, tutte le umane imprese sono soggette ad essere dimenticate e destinate all'oblìo, ma le parole, gli insegnamenti e la poesia sono le uniche cose che sopravviveranno nel tempo.
Certo, Steve Jobs è colui che ha cambiato il mondo della tecnologia, il modo di comunicare, fornendo nuovi strumenti di comunicazione, ma un giorno i Mac, gli IPhone, gli IPod saranno troppo vecchi per essere utilizzati ancora e la Apple scomparirà nelle fauci di qualche altra azienda più grande e innovativa. 
Ma quelle parole, le parole che Steve Jobs pronuciò davanti ai neolaurati di Stanford quel giorno, quelle resteranno per sempre e non saranno mai vecchie, perché è l'anima dell'uomo che parla e l'anima non conosce età. Quelle parole potranno essere ascoltate anche da uomini che vivranno decine di generazioni dopo di noi, eppure continueranno a significare qualcosa di importante, quello stesso significato che hanno per noi che le ascoltiamo adesso. E' lo stesso magico principio per il quale, a distanza di migliaia di anni, continuiamo a leggere autori greci e latini, senza stancarci mai.



Steve Jobs divide il discorso all'Univeristà di Stanford in tre parti. In ognuna di queste tre parti, esiste un profondo significato, che nasce dall'esperienza di un uomo che dal nulla è arrivato ai vertici, per poi tornare nel nulla e quindi tornare nuovamente ai vertici, senza mai perdere la speranza, continuando a credere in tutto ciò che faceva e non perdendo mai la fiducia nel positivo andamento degli eventi futuri: insomma, ascoltando sempre ciò che aveva nel cuore. Questo, fino a quando non è arrivato alla "destinazione che tutti condividiamo", la morte.
Questi sono i punti significativi del discorso:  

- Dopo aver raccontato la propria vita giovanile, l'abbandono del college e l'amore per le lezioni di calligrafia, che gli sarebbe serivite per dotare il Mac di fonts artistici, Steve Jobs così conclude, ripensando a quegli anni:  
"Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potrete unire i puntini solo guardandovi indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa - il vostro intuito, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approcio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita"

- Licenziato dalla sua stessa azienda, la Apple, all'età di 30 anni, dopo aver realizzato il suo prodotto migliore, Steve Jobs si ritrovò ad aver perso il suo sogno, la cosa per cui aveva sempre lavorato e, probabilmente, per cui viveva. Ma anche qui, i puntini possono essere uniti soltanto guardando indietro, basta non perdere la fiducia. Così Steve Jobs racconta quell'esperienza anni dopo:
"Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato dalla Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti, consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita. [...] Qualche volta, la vita ci colpisce come un mattone in testa. Non perdere la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi abbia trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro, che per i vostri affetti.Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita e l'unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi, fa tutto il cuore: sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare e non vi accontentate"
- E, alla fine, una delle più belle riflessioni sulla morte e sul senso della vita fatta da un uomo malato, che ha dovuto lottare ogni giorno con lo spettro della morte; una riflessione che nasce da una semplice e ironica frase che Steve Jobs lesse a 17 anni: "Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, sicuramente prima o poi avrai ragione". E fu proprio questa frase ciò che lo cambiò completamente per il resto della sua vita.
"(Questa frase) Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio, chiedendomi: <Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?>. E ogni qualvolta la risposta è "no" per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato. Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della mia vita. [...] Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete  qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore. [...] Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto, la morte è la destinazione che condividono. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E' l'agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico, ma è la pura verità. Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo, loro sanno che volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario."
Il discorso si conclude con un imperativo: "Siate affamati. Siate folli".
Questi due imperativi racchiudono tutto il senso di quel di discorso tenuto a Stanford. Questo è l'insegnamento che Steve Jobs ha lasciato al mondo, un insegnamento non inventato o frutto di semplici riflessioni, ma fatto di sudore, gioie e dolori: l'unico modo per essere felici è essere innamorati della vita e di ciò che si fa, come lo si era da bambini, in quel modo folle e curioso in cui lo eravamo da bambini.

Un addio all'uomo e al visionario, un addio a te, Steve.  

 Sii affamato. Sii folle.
 Stay hungry. Stay foolish
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