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giovedì 3 novembre 2011

Crisi economica: cause e analisi. Le confessioni di un trader

" Milano crolla: perdite pesanti, sospensione per i bancari. Bruciati 22 miliardi. Lo spread tocca 459 punti, al 6,29%  il rendimento dei Btp. Grecia: Papandreou in bilico."
Sono un trader che opera quotidianamente sui mercati finanziari e che ieri, leggendo il titolo apparso su Repubblica, non è riuscito a trattenersi dal ridere. 
Cosa vuol dire bruciati? In Borsa, i soldi non si bruciano, ma semplicemente passano di mano; più in particolare, passano dalle mani dei piccoli e medi risparmiatori (nell'ambiente borsistico definito "Parco Buoi") a quelle delle grandi banche di investimento.
Il termine bruciati ha l'evidente scopo di scatenare paura ed azioni conseguenti, da cui le grandi banche trarranno beneficio. 

In questo breve post, vorrei fare qualche riflessione sulla situazione in cui ci troviamo: in particolare, sul famoso debito pubblico che in Italia aumenta giornalmente e su come una crisi di fiducia nei mercati possa generare crisi economica. Ovviamente, sono soltanto spunti, da cui potrebbe nascere un dibattito ed una letteratura enorme.



Debito pubblico

Uno Stato finanzia le spese (stipendi dei dipendenti pubblici, sanità, infrastrutture, etc) con le tasse. Quando non ha disponibilità immediata di denaro, procede come qualsiasi soggetto privato: si fa finanziare presso il mercato di capitali, riconoscendo agli investitori un interesse.
Negli ultimi 50 anni, tutti i Paesi industrializzati hanno fatto ricorso in modo massiccio ai mercati. Perché? 
Perché i soldi presi in prestito vengono impiegati per favorire la crescita economica ed il maggior gettito dello Stato, derivante dalle tasse, può sostenere alti livelli di indebitamento. Il debito pubblico diviene un problema, se viene meno la crescita economica e finanziaria.

Per poter onorare gli impegni presi, lo Stato è costretto a ridurre le spese, aumentare le tasse, contrarre nuovo debito. Il binomio bassa crescita e alto indebitamento, però, non conduce necessariamente verso il baratro: il Giappone non cresce da 20 anni, eppure convive con un debito pari al 200% del PIL; stesso discorso vale per l'Italia e per la maggior parte dei Paesi Occidentali, USA inclusi.
Quando il mercato ha fiducia nelle capacità di generare nuova ricchezza economica, allora continua a prestare denaro, consentendo allo Stato di rifinanziare il debito pregresso e, eventualmente, se la classe politica è avveduta, di adottare politiche di rientro di bilancio e di stimoli alla crescita.


Crisi di fiducia ed effetto domino

I tracolli di Borsa degli ultimi tre mesi possono essere ricondotti ad una crisi di fiducia verso la solvibilità di alcuni Paesi dell'area Euro, che ha innescato un effetto a catena che rischia di travolgere l'intera UE, a quanto sembra. Vediamo quali sono le tessere del domino:
  • Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia sono percepiti dal mercato come Paesi a rischio di default. Gli investitori, per continuare a prestare denaro, richiedono tassi di interesse sempre più alti, rendendo oneroso per gli Stati rivolgersi ai mercati.
  • Le Banche europee e le compagnie di assicurazione subiscono ingenti perdite, perché diminuisce il valore dei titoli di debito pubblico che hanno nel portafoglio. Ad esempio, i titoli greci, in seguito alla crisi, sono stati svalutati del 50%. Inoltre, il rischio del possibile fallimento di qualche banca determina un congelamento dei prestiti interbancari, aggravando ancor di più lo stato di salute del sistema.
  • Le imprese europee hanno difficoltà ad accedere al credito. Le banche non vogliono assumersi ulteriori rischi e il tasso di interesse delle obbligazioni, emesse dalle imprese, deve essere estremamente alto per trovare controparti disposte ad investire in un'economia percepita a rischio default.
  • La società civile (cioè noi) paga due volte. In termini di maggiori tasse, perché gli Stati hanno bisogno di risorse per ripagare interessi sul debito sempre più alti; in termini di disoccupazione, perché le imprese senza nuovi investimenti non assumono.

Conclusioni

La fiducia nei mercati è tutto. La fiducia conta molto di più dei dati di bilancio: se viene a mancare, infatti, l'intero sistema rischia il collasso. Negli ultimi quattro mesi, l'Italia, il secondo Paese manifatturiero in Europa, non ha certo peggiorato i suoi dati di bilancio, anzi. Tuttavia, essa viene ritenuta a rischio di default per il semplice motivo che i mercati non credono più nel futuro del Paese.
La domanda a cui cercherò di dare risposta nel prossimo articolo è: come e perché è potuto accadere tutto ciò in un lasso di tempo così limitato? Sarà forse colpa delle banche di investimento?


di Stefano, trader di professione.
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    4 commenti:

    1. Ringrazio Stefano per aver contribuito con le sue preziose riflessioni a Baronate.
      Attendo il prossimo tuo articolo!

      Gianluca

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    2. Ciao Stefano,
      Sono un piccolo risparmiatore che ha investito un pò di soldi in Borsa e che ha risentito della botta che hanno avuto i mercati la scorsa settimana. Tuttavia, non voglio vendere.
      Volevo chiederti: pensi che la caduta del Governo Berlusconi possa dare nuova fiducia al mercato?

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    3. Buongiorno costosa amici!
      Fortunatamente dio grazie ho visto prove fatte da molte persone sul Signore. Muscolino GIOVANNI, così lo ho contattato per ottenere un prestito di 45.000,00€, regolare i miei debiti e realizzare il mio progetto. È con il Signore. Muscolino GIOVANNI, che la vita il mio sorrida nuovamente è un uomo di cuore semplice e molto comprensivo, sono e-mail: muscolinogiovanni61@gmail.com

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