"Questo problema è un vero busillis!". Ad una frase del genere, nel 90 % dei casi si accompagna una domanda di questo tipo da parte dell'interlocutore che l'ascolta: "Che?".
Il vero busillis, infatti, è capire cosa significa busillis.
Che lingua è? Italiano, Inglese, Tedesco, Congolese? Niente di tutto questo: è latino, o meglio un errore di sillabazione del latino.
Che lingua è? Italiano, Inglese, Tedesco, Congolese? Niente di tutto questo: è latino, o meglio un errore di sillabazione del latino.
Il significato di busillis è "problema spinoso e difficilmente risolvibile"; insomma, indica una questione che non ha affatto una soluzione semplice.
L'etimologia del nome, direi anzi la sua origine, consiste in un'errata divisione dell'espressione latina in diebus illis, cioè "in quei giorni" o "in quel tempo" (corrispondente a in illo tempore).
La storia di questo termine, insomma, è la storia di un errore di mille anni fa.
Racconta infatti la tradizione che, un tempo, durante l'epoca medievale, in qualche monastero d'Italia, un monaco amanuense che stava copiando un testo del Vangelo s'imbattè in questa frase latina: "indie busillis magnis plenae", che scritta così significherebbe: "In India c'è abbondanza di grandi busillis".
Il povero monaco, con un calamo in mano, illuminato solo dal lume di una candela saltellante, non ci stava capendo un fico secco e continuava a domandarsi cosa fossero questi benedetti busillis.
Passava casualmente davanti al suo scriptorium Giovanni di Cornovaglia, eminente teologo. Il povero monaco non potè trattenersi e chiese: "Maestro, cosa vuol dire busillis?".
Il grande uomo di Chiesa si avvicinò all'amanuense, lo guardò in viso, poi guardò il manoscritto, gli diede uno schiaffo sulla nuca e disse: "Caro benedetto figliolo, quello che ti ha preceduto nella copiatura poteva andare a raccogliere i pomodori e tu non sei da meno: quello ha sbagliato a copiare e tu copi ciò che è sbagliato!".
Il povero monaco abbassò gli occhi e si ripromise di non chiedere più nulla a nessuno. Se sbagliava, Amen! Cavoli dei posteri!
Gli errori di sillabazione erano abbastanza frequenti, come ci insegna la filologia classica. Questo perché nell'antichità non esisteva una divisione tra le parole (né in greco, né in latino) ed era quindi facile sbagliarsi una volta che si copiava un testo senza spaziature.
Risolto il busillis!
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